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Il commento in volgare di Andrea Lancia alla Commedia rappresenta una scoperta recentissima nel panorama degli studi danteschi. Conservato nel ms. II I 39 della Bibl. Nazionale Centrale di Firenze, a lungo passato inosservato e ora riconosciuto autografo, fu realizzato tra il 1341 e il 1343 dal colto notaio fiorentino, personaggio di rilievo nella vita del Comune di Firenze, amico e collaboratore di letterati quali Giovanni Boccaccio e Giovanni Villani. L'edizione offre il testo integrale delle Chiose, finora inedite, corredato da un'introduzione e un commento, che consentono di verificare la sua portata innovativa nei confronti dell'antica esegesi alla Commedia (in particolare dell'Ottimo Commento, a lungo e indebitamente attribuito proprio al Lancia). Il commento del Lancia si avvale della lettura di molte opere classiche e medievali, e anche della conoscenza di opere del grande poeta fiorentino che pure ebbero circolazione rarissima e che lui cita esplicitamente: in primis il Convivio e l'Epistola a Cangrande; esso è dunque uno strumento privilegiato per accostarsi al poema dantesco attraverso gli occhi di uno dei suoi primi e più intelligenti lettori.